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Market review n.09 2018

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Il PIL mondiale è cresciuto del 3,8% l’anno scorso, l’anno più forte dal 2011, ma ci sono indicazioni che l’economia globale non sta più accelerando. I tassi sequenziali di crescita hanno rallentato nella maggior parte delle principali economie nel primo trimestre del 2018, tuttavia un rallentamento significativo non sembra probabile, almeno non nel prossimo futuro.
Le politiche monetarie e fiscali nella maggior parte delle principali economie del mondo semplicemente non sono al momento restrittive. Ci sono tuttavia un certo numero di potenziali eventi geopolitici che potrebbero imprimere un significativo rallentamento effetto sull’economia globale. I mercati azionari globali hanno continuato a salire nonostante la decisione statunitense di ritirarsi dall’accordo nucleare iraniano. Guardando oltre l’impatto positivo dell’aumento dei prezzi del petrolio sul petrolio e sui settori ciclici, l’inflazione USA per aprile ha anche contribuito a stimolare gli aumenti del mercato, soprattutto negli Stati Uniti e in Asia, attestandosi a + 0,2% invece del + 0,3% previsto. E ha compensato la pressione negativa sul sentimento del mercato azionario derivante dall’aumento dei rendimenti obbligazionari e dalla forza del dollaro USA.
L’altro punto di attenzione questa settimana era l’Italia. I titoli europei si sono mossi leggermente in leggero ribasso nella giornata di lunedì, con gli investitori che seguono gli sviluppi della politica italiana dopo che i due partiti anti-establishment hanno dichiarato di aver raggiunto un accordo per formare un nuovo governo. Il nuovo governo, che dovrebbe essere annunciato nei prossimi giorni, metterebbe fine a più di due mesi di stallo politico in Italia dopo che le elezioni generali del paese all’inizio di marzo hanno prodotto un risultato inconcludente. Un accordo di coalizione tra i due partiti segnerebbe anche una delle più grandi vittorie per i partiti europei contro l’establishment: da un lato è un chiaro segnale positivo per la fine di oltre due mesi di stallo politico in Italia; d’altro canto, vi è una clamorosa possibilità che una tale coalizione potrebbe avere un impatto sulle relazioni dell’Italia con l’Unione Europea, gettando potenzialmente in crisi l’economia dell’Italia in lento recupero.
Le misure previste includerebbero la rinegoziazione degli accordi dell’UE con una presa di posizione più dura, ma un ritiro dall’Unione europea non sembra essere proprio sulla carta, inoltre la presidenza della Repubblica ha dato indicazioni rassicuranti sul proprio ruolo nella scelta più idonea per l’incarico a primo ministro, il che spiegherebbe in qualche modo la reazione inesistente dall’euro all’apertura dei mercati. In questi giorni sono anche sotto i riflettori i negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina. Trump è sotto osservazione per le sue aperture positive a discussioni costruttive con Pechino questa settimana, dopo che proprio nel weekend ha lanciato un’ancora di salvezza al gigante cinese delle telecomunicazioni ZTE in difficoltà.

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